Conferenza Stampa
29 settembre 2020
Brescia – Broletto, Sala Sant’Agostino
Ore 10.30
Il Centro Studi Rsi di Salò è lieto di invitarla alla Conferenza Stampa della mostra «I giovani sotto il fascismo. Il progetto educativo di un dittatore» curata da Roberto Chiarini e Elena Pala e ospitata all’interno della rassegna “Sei al Martinengo” della Fondazione Provincia di Brescia Eventi
Saranno presenti:
Roberto Chiarini, Elena Pala, curatori della mostra
Samuele Alghisi, Presidente Provincia di Brescia
Giampiero Cipani, Sindaco di Salò
Nicoletta Bontempi,Presidente Fondazione Provincia di Brescia Eventi
Gabriele Colleoni, Vicedirettore «Giornale di Brescia» (media partner)
Flavio Pasotti, Presidente Metro Brescia (sponsor tecnico)
Roberto Saccone, Presidente Camera di Commercio di Brescia (sponsor)
Eugenio Massetti, Compagnia della Stampa (editore)
(videomaker Marco Cremonini)
«I giovani sotto il fascismo. Il progetto educativo di un dittatore»
(a cura di Roberto Chiarini e Elena Pala)
Sono passati settantacinque anni dalla caduta del fascismo, si sono succedute almeno tre generazioni di italiani, eppure non si è ancora sedimentata nel Paese una memoria del Ventennio, non diciamo condivisa (impossibile), ma almeno depurata dalle passioni politiche che hanno infiammato gli animi lungo tutta la storia della nostra Repubblica.
Prima il timore di un ritorno di fiamma della destra autoritaria, poi la minaccia incombente di un’eversione antidemocratica, in presenza peraltro di un nostalgismo strisciante che non ha mai manifestato nessuna intenzione di farsi da parte con l’esaurirsi del clima da resa dei conti proprio dell’immediato dopoguerra e la parallela uscita di scena della generazione dei “vinti”: tutto ciò ha contribuito a sovradeterminare la riflessione sul fascismo con una ragione politica, che costringeva – e sacrificava – la riflessione storica sull’altare della suprema ragione democratica. Andava insomma resa operante “la vigilanza democratica”. Parola d’ordine: sventare ogni possibilità di sdoganamento della dittatura per non rendersi complici della legittimazione della destra illiberale, inevitabilmente propedeutico ad un suo ritorno a vele spiegate sulla scena politica.
Il risultato è che sul conto del fascismo si è svicolato. Ora con la sua demonizzazione. Ora con la sua rimozione. Ora con la sua cancellazione. Quel che è stato per lo più eluso è stata l’assunzione di responsabilità per questo passato scomodo e imbarazzante, quasi che gli italiani non siano stati parte in causa, talora anzi espressamente parte attiva. Il velo pietosamente steso sul coinvolgimento di massa degli italiani operato dal regime non è affatto innocente. Ha riabilitato i padri e liberato i figli da ogni compromissione con quel passato invece compromettente. Una volta fatto fuori il dittatore, l’Italia è tornata ad essere una nazione tutta di democratici. La storia non si può, però, rimuovere. Da qualche parte fa capolino e imbarazza. Capita così che prima o poi, magari curiosando tra gli scatoloni confinati in soffitta o sfogliando carte ingiallite di famiglia, scopriamo fotografie di padri, nonni, parenti in orbace o lettere di familiari sorprendentemente osannanti il duce. Scatta allora la sollecitazione della conoscenza. Chiediamo ragione di questo coinvolgimento massiccio e capillare degli italiani con l’esperimento totalitario messo in atto dal regime: un esperimento collettivo di rivoluzione antropologica, volto a rigenerare il carattere degli italiani per farne degli “italiani nuovi”. Oggi Balilla e Avanguardisti, domani soldati di un’Italia in guerra per l’edificazione di un Impero.
Per avvicinarci al problema, per favorire soprattutto nelle nuove generazioni una riflessione critica sul Ventennio, per cercare di approfondire come è potuto accadere che un intero Paese sia caduto vittima di un “annebbiamento della coscienza”, ci è sembrato utile affrontare il tema con una mostra allestita a Palazzo Martinengo “I giovani sotto il fascismo. Il progetto educativo di un dittatore”.
È sulla generazione dei nati nel Ventennio che il regime riversò tutte le sue energie. Li immerse in un universo di simboli, riti, pratiche educative e ricreative che ne plagiarono e plasmarono la coscienza. Il catalogo tenta di illustrare, con parole e con immagini di straordinaria efficacia, un percorso inedito di questo progetto educativo.
Ad incoraggiarci nell’impresa è stato l’interesse suscitato dal progetto «Brescia sotto le bombe 1940-1945» realizzato nel 2018. Partendo dalla seconda guerra mondiale, abbiamo scelto un tema utile a dare una risposta all’esito catastrofico del conflitto e ad approfondire le modalità con cui un regime totalitario sia riuscito a irreggimentare mediante una sistematica azione di indottrinamento un’intera generazione di italiani. L’intento del catalogo è di stimolare nel lettore una curiosità illuminata e una riflessione critica sull’argomento.
Gallery
(ph. Stefano Bellagente)
Giornale di Brescia
febbraio – maggio 2020
MOSTRA
Palazzo Martinengo (Brescia)
2 ottobre – 22 novembre 2020